LEGGIMI (piccoli appunti)



Aglio! In commercio ne trovate sostanzialmente quattro tipi … quello che usiamo noi in tutte queste ricette è il classico (pesa circa 90 grammi una testa, ha spicchi grossi, ma non giganteschi, belli sodi e bianchi), non facciamo i difficili per la provenienza nostrana o spagnola; poi ci sono delle “teste” più piccole (sui 50 grammi), magari con una denominazione d’origine, ma non ci piacciono e le troviamo soprattutto scomode da usare con spicchi troppo piccoli; assolutamente da dimenticare quelle teste con gli spicchi giganteschi (4 o 5 per ciascuna!) che un tempo chiamavano “cinesi”; infine ci sono teste d’aglio con spicchi andati a male (più scuri e mollicci) che qualcuno ancora prova a rifilare ai propri clienti … tastateli bene prima! Per alleggerire il peso della digestione togliete sempre l’anima dell’aglio prima dell’uso (quel germoglio al centro).


"al dente"  parliamo di un riso, pasta o altro alimento che presenta ancora una bella consistenza, ma già ha raggiunto un punto di cottura accettabile e non ha zone ancora crude all’interno … è una frase certamente sibillina … temo che solo l’esperienza vi aiuterà a capire! Perdonateci.

Amaretti - in molti dolci parliamo di amaretti ed intendiamo sempre quelli belli secchi del diametro di circa 3 cm. (non quelli piccolissimi di circa 1 cm. né quelli più grandi, morbidi dentro ed incartati uno ad uno).

Barattoli per marmellata e altro - troviamo eccellenti i 4 stagioni Bormioli, specie da ½ litro. Vanno riempiti con la marmellata (o altro) non appena terminata la cottura (ancora bollente!) e subito richiusi (con coperchi nuovi o in ottimo stato) stretti il giusto e lasciati raffreddare lì dove sono (raffreddandosi il volume interno si riduce ed il coperchio viene risucchiato in giù facendo un caratteristico “clic” e restando bloccato così: se non lo fa e da freddo con una lieve pressione al centro continua a fare clic … chiude male! Allora o conservate i barattoli in frigo o rifate bollire un momento e riprovate, magari con un altro coperchio, salvo che sia sbeccato il bordo di vetro!). Quando li riempite fate attenzione che non siano gelidi e che siano posati su un piano di legno o comunque isolante (se sono troppo freddi o su un piano di marmo rischiate che lo shock termico li rompa!). Molto utile per riempire i barattoli di marmellata usare un normale imbuto di plastica al quale avrete tagliato gran parte del “becco” per ottenere un buco più grosso (ne vendono di già fatti). E per aprirli, la prima volta, non sforzatevi a svitarli: inserite invece appena sotto il bordo la punta di un coltello (poco!) e fate leva un briciolino. Dovreste sentire un piccolo scatto per il risucchio d’aria dall’esterno … ora potete svitare con facilità. Per comodità mettete l’etichetta autoadesiva  con mese/anno e contenuto sul coperchio! Se al momento di aprirli i coperchi sono gonfiati e/o vedete risalire delle bolle d’aria in superficie, o “frizza” in bocca … il prodotto delle vostre fatiche è andato a male (dovreste anche capirlo, non sempre, dall’odore!), ma qualche angolo ben definito di muffa in superficie sulle marmellate quando le apriamo non ci ha mai impressionato … la togliamo con un cucchiaino ed è come nuova!

Birra ... (come per i vini è un argomento troppo delicato e complesso!) ce ne sono di chiare e di scure, ma la vera differenza è tra quelle più note ed ordinarie (di costo ridotto e che vanno spesso benissimo) e quelle di abbazia con fermentazione naturale (più forti solitamente e squisite, ma più difficili da abbinare al cibo: più per appassionati!). Poi c’è la birra alla spina, davvero buona e molto varia, ma che esula un po’ dalla cucina in famiglia. Potete tenerne qualcuna in frigo e servirle a chi ve lo richiede e se poi la temperatura è troppo bassa …  basta aspettare un po’!

Burro: per condire la pasta preferisco il burro piuttosto che l'olio salvo rare eccezioni (tipo pasta olio, aglio e peperoncino), per i risotti poi il burro a fine cottura è basilare! Siamo tutti d'accordo che il burro fa male, ma ...! il vero problema del burro è che ha un punto di fumo (quando il burro, olio o altri grassi, messi in padella a scaldare scuriscono e fanno un fumo nerastro: a quel punto sono cancerogeni e vanno buttati!) molto basso (circa 120°). Per questo quando usate il burro per rosolare è meglio aggiungere un poco di olio per alzare il punto di fumo. Meglio ancora usare il burro "chiarificato" (non è un burro pallido ... è ancora poco noto: è un burro al quale è stata tolta la componente di acqua, proteine e lattosio ed ha un punto di fumo vicino ai 200°, ha un gusto migliore e si conserva meglio). La procedura per produrlo industrialmente non è complessa e ne riduce la massa di circa il 20% ... ma il costo attuale al dettaglio è circa il doppio del burro "normale" ... ben lontana dalla percentuale di calo di peso! Per informazione: il "ghee" (se doveste incontrarlo) è sostanzialmente la stessa cosa.

Carciofi: pulizia - buttate diversi strati di foglie esterne, troncate trasversalmente con un coltello le punte (circa 1/2 della loro lunghezza) divideteli per lungo in 4 quarti (per evitare che diventino scuri ossidando mettete i quarti in un catino con acqua ed un po’ di limone spremuto) (new entry ... sembra che vada bene anche l'acqua gassata senza limone!) ed asportate con un coltellino la “barbetta” interna vicino al cuore da ogni quarto e verificate che non restino delle spine sulle cime delle foglie più interne (quelle chiare, quasi rosate) e se del caso tagliatele via (come finite di pulire un quarto rimettetelo a bagno e lavorate il successivo). Poi riprendeteli uno alla volta, scuotete via l’acqua e tagliateli a fettine per lungo (non di traverso).

Carne (acquisto) - è un argomento molto delicato: non ci pare davvero possibile (neppure con un libro intero) indirizzarvi bene negli acquisti! Un buon macellaio deve saper scegliere le bestie migliori e lasciar “frollare” i quarti (operazioni che determinano un aumento dei costi perché frollando il pezzo si asciuga e perde peso), saperle tagliare e suggerire i pezzi giusti (e pochi lo sanno fare bene). Solo l’esperienza e tentativi vari vi aiuteranno a trovare il vostro rivenditore di fiducia! Ma quando dovete affettarne un pezzo (arrosti ecc.) si fa sempre perpendicolarmente alla direzione delle fibre! Talvolta nei supermarket offrono fettine di carne (già confezionata) chiaramente tagliate non trasversalmente alle fibre … così sapete subito con chi avete a che fare! Quando la carne sanguina al taglio (da cruda o anche da cotta “al sangue”) è frollata troppo poco e sarà più dura. In generale le bestie femmine sono più tenere dei maschi, ma le trovate di rado perché vengono utilizzate per l’allevamento e per il latte. Un appunto sulla carne "al sangue" ... è, come detto, sbagliato se al taglio sanguina! Deve restare asciutta! Quasi cruda al centro, ma asciutta!

Carne (cottura della bistecca) - è molto vaga … va da “al sangue”, passa da “media” e finisce a “ben cotta”: più facile all’apparenza che alla prova pratica! Va chiarito che se tagliando un pezzo di carne cotto al sangue “gocciola” sangue … non è un problema di cottura, ma di mancata “frollatura” della carne in macelleria (voi non potete farci nulla!). Pertanto quando si parla di cottura al sangue si intende lasciata cruda all’interno, mai che grondi sangue …!

Carta forno - è l’ideale per i dolci! Se non ne avete potete ricorrere al vecchio sistema: spalmate a mano bene tutto l’interno di una teglia con del burro, mettete un cucchiaio di farina bianca, scuotete bene affinché si distribuisca ed aderisca al burro su tutta la superficie, rovesciate e buttate con un colpetto l’eccedenza nel lavandino … fatto! Per dirla tutta oggi ci sono anche degli “spray” per evitare che l’impasto si attacchi alla teglia …

Cipolla - di solito si usa quella normale piuttosto forte.Bianca (si conserva meno a lungo, ottima bollita 20' in acqua, al forno 35', è la migliore per fare le cipolle ripiene), dorata (si conserva bene, molto adatta per i soffritti e la frittata), rossa (meno adatta per i soffritti giacché assume una colorazione violacea, valida, se dolce, a fettine sottili nell'insalata). In alcune preparazioni (come l’insalata appunto) occorre un tipo dolce (ad esempio quella rossa chiamata di Tropea): attenzione, non tutte le rosse sono dolci! Il vostro verduriere sarà felice di consigliarvi. Lo scalogno, per i non addetti ai lavori come noi, è solo una cipollina chiara e  dolce (tipo quella di Tropea), ma più scic! Ah … è anche più caro. Un accorgimento per ridurre il "piccante" delle cipolle è affettarle sottili e lasciarle a bagno in acqua dieci minuti ... poi potrete usarle per l'insalata al posto di quelle dolci (quasi si equivalgono). Anche dalle cipolle è opportuno togliere l’anima centrale se già presenta la colorazione verde del germoglio. Piccolo appunto per le cipolle greche (!): sono dolcissime e squisite, splendide in cucina, non capiamo perchè qualcuno non le esporti (sono nettamente migliori di tutte le altre!).

Cottura a bagno-Maria: è utilizzata per alcune particolari preparazioni che richiedono calore moderato ed uniforme (la fonduta per esempio). Si tratta di mettere il pentolino di cottura (che per comodità deve avere un manico lungo, isolato termicamente e comodo da impugnare) in una casseruola più larga e bassa che contenga 4 / 5 centimetri d’acqua. Si accende il fuoco sotto a questo “marchingegno” portando l’acqua a bollire appena appena: questo assicura una cottura che sfiora i 100° sempre uniforme!

Cucchiaio e cucchiaino - nei dosaggi se parleremo di cucchiaio è quello da minestra, cucchiaino quello da tè (che è più grande di quello da caffè, per intenderci). Senza altre precisazioni s’intende sempre ben colmo altrimenti parleremo di cucchiaio “raso” o una semplice “punta”.

Fagioli e Piselli - noi utilizziamo quasi esclusivamente quelli in scatola (anzi dovrei dire meglio: in quei cartoncini molto più economici e gustosi!) perché sono già cotti e pronti all’uso in un bagno di acqua che andrà buttata; in verità quelli surgelati sono certo migliori (ma richiedono una cottura adeguata). I piselli sono venduti  grandi, medi, fini e finissimi (preferiamo sempre questi ultimi). I fagioli vengono differenziati per qualità, soprattutto: bianchi di Spagna (sono quelli più grandi, lisci, piuttosto piatti, solidi e chiari), canellini (piccoli, allungati, chiari ed anche troppo teneri), borlotti (medi, coloriti, abbastanza compatti) e sono questi ultimi che noi preferiamo sia nel minestrone di verdura che in insalata. Troverete anche una ricetta che riguarda i cosiddetti fagioli dell’occhio che hanno un sapore molto particolare, di erba fresca diremmo (molto piccoli, chiari con una macchiolina scura, l’occhio appunto!) partendo però, in questo caso, dal prodotto commercializzato secco in sacchetti da 500 gr. Nella cottura dei legumi se necessario e per abbreviare i tempi, mettete nell’acqua un cucchiaino di bicarbonato: si ammorbidiranno di più.

farina (bianca) - C'è quella di grano tenero: la "00" è la più nota, molto raffinata ... nel senso che viene privata di tutte le parti migliori a livello nutrizionale (dicono che alla lunga questo possa danneggiare l'organismo perché apporta solo amidi e poche proteine contribuendo a favorire l'aumento della glicemia ...)! La "0" è appena un poco meno raffinata, ma sempre privata di gran parte dei principi nutritivi. La "1" per noi è il compromesso giusto perché mantiene gran parte delle sostanze nutritive ed è ancora molto fine. La "2" ha i granuli più grossi ed è più ricca di fibre. Infine "l'integrale" è completa. Sono adatte per i dolci e la panificazione (per la pasta tipo tagliatelle fatte in casa andrebbe meglio quella di grano duro che è molto valida anche per la panificazione). In proposito trovate quella di grano duro commercializzata in due confezioni: "semola" e "semola rimacinata". Sono equivalenti sotto l'aspetto nutrizionale, ma la prima ha granulometria più grande. Approfittiamo di questo tema per ricordare che quando acquistate pane o biscotti fatti con farina "integrale" molto spesso questa è presente in proporzioni minori ed il resto sono farine meno pregiate come la "0" (non sempre ... a volte fanno degli squisiti mix con farina di segale o altre buone scelte!).

Formaggi: l’Italia è maestra assoluta nel mondo in questo settore per qualità e varietà … non fatevi “infinocchiare” dunque! Anni fa avevo un cliente (sempre più ricco …) che faceva il “malgaro” nei pascoli al fondo di una vicina valle, faceva degli ottimi formaggi che vendeva a caro e meritato prezzo tramite un cugino negoziante in una ricca cittadina della pianura, ma … veniva regolarmente nella cittadina dove lavoravo a depositare in banca i crescenti guadagni derivanti anche da un singolare ed improprio effetto “leverage” ottenuto acquistando nella stessa città forme di formaggio (il produttore è poi fallito …) di qualità immensamente lontana dai livelli della “sua” vera produzione e che poi rivendeva a turisti “babbei” che giungevano (in auto! … e chi va a piedi oggi?) alla sua malga alle sorgenti del fiume … Anche questo immagino non possa più accadere oggi! ... oppure sì?

Temo di non amare affatto la moda di gustare i formaggi con miele o altre salse dolciastre ... li trovo splendidi con un buon pane, vino rosso e commensali amici con cui discorrere piacevolmente!

Forno elettrico o a gas? Noi lo avevamo a gas, ora elettrico: ci piaceva di più il primo, il secondo ha la ventola che a volte serve, ma consuma (come costi) molto di più! L’importante è familiarizzarsi. Comunque infornate sempre quando è già caldo e non lasciate a fine cottura nel forno caldo (anche se già spento) il cibo: rovinereste la cottura. Il grill per gratinare non ci ha mai convinto … conferisce un bel colore in superficie (quando non brucia troppo), ma spesso maschera una cottura scarsa interna! Meglio una giusta cottura con una bella colorazione complessiva. Evitate di aprire il forno durante la cottura … salvo assoluta necessità!

Frigo e freezer - nel frigo coprite sempre ogni contenitore con un coperchio, un piatto o la pellicola (trasparente o stagnola). Nel freezer chiudete bene tutto nei sacchetti appositi o almeno nella stagnola, scrivete contenuto, mese e anno di confezione! Non mettete mai vetri con dentro liquidi (congelando si espandono e li rompono!). Non mettete mai cibi ancora tiepidi o caldi!

Fritti ... sono squisiti! … ma sono anche delle brutte “bestie”: per la difficoltà di farli bene, per i danni alla salute e per l’odore che lasciano se li fate in casa. Per friggere va meglio l’olio di oliva, non extravergine, o di arachidi (quest’ultimo però lascia un odore dolciastro nell’ambiente molto sgradevole e persistente) è accettabile anche quello extravergine, altre miscele “costruite appositamente per friggere” ci lasciano perplessi ... Non scaldatelo mai al “punto di fumo” (quando comincia ad annerire e fumare): è lì che degrada e fa decisamente danni alla salute! Attenzione: appena “fuma” (perché ha superato la temperatura limite anche solo un momento) degrada immediatamente ed a nulla serve abbassarne prontamente la temperatura … ora è irrimediabilmente dannoso alla salute! E’ per questo che sono molto utili le friggitrici perché mantengono costante la temperatura che comunque non va mai impostata sopra i 170°. Meglio non utilizzarlo comunque più di una volta, poi va buttato in un apposto raccoglitore, non nel lavandino! La raccolta differenziata è una cosa così intelligente e facile … si poteva cominciare molto prima (avete notato che la Natura fa il riciclo da sempre e solo l’uomo, con la sua intelligenza da primo della classe, solo ora mugugnando si affanna?). Nel togliere i fritti dalla padella (già ben scolati!) posateli su una carta che assorba ancora un poco l’olio: ottima quella dei sacchetti del pane rivoltati (è la faccia interna che ha maggior potere assorbente ed igienicamente accettabile).

Funghi (freschi o secchi) - Mangiamo praticamente solo funghi raccolti da noi e di due sole qualità: porcini e gallinacci (chiamati anche finferli o garitole) che conosciamo bene. I gallinacci sono squisiti in umido o con il risotto, hanno un loro particolare sapore ed una forte consistenza e vanno spezzettati a mano dividendoli dalla testa in verticale fino in fondo al gambo (è il solo fungo con questa “nervatura” uniforme fra testa e gambo). I porcini sono una meraviglia impanati e fritti (specie quelli “vecchiotti” con cappella larga e “barba” che altrimenti non troverebbero un buon utilizzo perché troppo morbidi), ma attenzione solo quelli dell’arco alpino ovest … gli altri sono bellissimi, ma non sanno di niente! In una valle qui vicino c’era un uomo che andava con il suo camion a caricare porcini in Jugoslavia, li rivendeva in mille modi (anche sulla strada ai turisti tramite ragazzini che fingevano di averli raccolti lì attorno …!) talvolta frammisti a qualche fungo nostrano per dare profumo … certo ora tutto questo non avviene più, diamine …! Oppure no? Quelli secchi spesso sono profumatissimi, vanno lavati e poi ammorbiditi in un poco di acqua calda e magari sminuzzati, ma controllate sempre che siano 100% porcini e non strani mix!

Gamberi di mare (e mazzancolle ...) - siamo piuttosto grezzi … utilizziamo l’uno o l’altra indifferentemente. Qui ci preme sottolineare che a nostro avviso se freschi (comunque sono mantenuti in ghiaccio e spesso già “sbollentati” un attimo perché altrimenti sarebbero difficili da conservare) hanno un sapore migliore. Vanno poi bolliti poco (uno / cinque minuti in base alla grandezza) altrimenti diventano stopposi. Se surgelati di solito sono stati preventivamente già cotti (dovreste trovarlo scritto sulla confezione). Un conoscente, che aveva un’industria che lavorava questi prodotti, ci aveva raccomandato caldamente di non utilizzare quelli provenienti da “mari caldi” (spesso d’allevamento e con utilizzo di conservanti …), ma solo gamberi di provenienza “mari freddi” … ci siamo sempre attenuti a questa indicazione (per esempio i gamberetti “boreali” sono piccoli, economici e sempre da mari freddi!). Nei gamberi freschi più grandi sarebbe opportuno togliere oltre al guscio anche il filo nerastro dell’apparato digerente che corre lungo tutta la schiena appena sotto la superficie (da crudi con l’aiuto di un coltellino a punta!).

Lievito: in sostanza ci sono dei lieviti che richiedono un riposo dopo l’impasto prima di infornare: i lieviti di birra (quelli freschi che vengono venduti comunemente in pacchetti da 25 grammi da tenere in frigo o quelli in granuli liofilizzati e vanno entrambi sciolti in acqua tiepida e si usano per focacce, pizze e panificazione) ed il cosiddetto “lievito da pasta madre” che qualcuno cura amorevolmente in casa … (molti esperti, noi non lo siamo, suggeriscono comunque di utilizzarli unitamente ai classici lieviti di birra, si completerebbero a vicenda: in proposito trovate ormai in commercio delle comodissime buste con un mix di lievito di pasta madre e lievito di birra liofilizzati). Infine, molto più rari, alcuni in polvere in vasetti metallici per dolci (praticamente in disuso). Per tutti questi non dimenticate di aggiungere all’impasto un poco di zucchero per innescare e favorire la lievitazione (il sale la ostacola). Altri sono trattati affinché agiscano subito (si impasta e si inforna): praticamente quelli chimici in polvere vanigliati (per dolci) o non aromatizzati (per pane & c.) nelle ben note bustine in commercio da 16 grammi.

Minestre - Attenzione non parliamo di brodaglie tipo rancio per i detenuti del medioevo … ma di fior di primi piatti! Andrebbero preparate il giorno prima e poi servite riscaldate (piuttosto dense)! Sono molto, molto più buone ed è comodissimo preparale in anticipo quando si ha tempo per gustarle con calma poi! Riscaldate solo la parte che utilizzerete e, per farlo, avete due vie: la prima è il microonde … la seconda in una pentola, su un fuoco bassissimo (anche meno!) aggiungendo un poco di brodo ed evitando che attacchi sul fondo (una minestra che attacca sul fondo prende tutta un gusto di bruciato ed è spesso da buttare dopo tutta la fatica che ci è costata prepararla!). Se nelle minestre dovete aggiungere pasta o riso fatelo solo il giorno che andranno in tavola (non il giorno prima) altrimenti riso e pasta diventano troppo molli e stracotti (unica eccezione, comodissima, è il riso integrale, specie se parboiled!).

Olio: quando parliamo di olio per condire intendiamo sempre olio di oliva extravergine, non ci fidiamo degli altri: avevamo un amico che commerciava in olio e ci raccontava certe cose … Ed il fatto poi che sia italiano o no, alla luce di quelle storie, non ci pare importante! Per friggere invece suggeriamo quello di oliva non extravergine e non altri … ha un “punto di fumo” alto e non puzza troppo.

Panna liquida: crediamo sia meglio dire qualche parola sulle confezioni di panna che si trovano in commercio … troppo spesso, anche famose, sono “orride”! La sola che davvero ci piace e va benissimo per cucina salata o dolce è la “Panna Elena” e si mantiene anche a lungo in frigo. Probabilmente ce ne saranno anche altre di ottime … ma non le abbiamo mai incontrate!

Parmigiano o grana? Se parliamo di formaggio da grattugiare su pasta o risotti per noi esiste solo il Parmigiano Reggiano (accettiamo anche il Trentingrana). Ma per alcune ricette come i “salatini della bisnonna” o “carne cruda a fettine” o “insalata verde” troviamo abbastanza equivalente il Grana Padano che è decisamente più economico!

Parmigiano (e Grana): le croste - (lasciatele a bagno almeno dieci minuti, raschiatele con un coltello sulla superficie esterna, lavatele e fatele a pezzi 2 per 2 centimetri od a piacere) potete metterle nelle minestre o nei risotti appena preparate il brodo: saranno buonissime e morbide quando servirete in tavola e cedono anche buon gusto alla preparazione.

Pasta: la cottura - Prima di tutto ... appena buttate la pasta nell'acqua salata che bolle: date subito qualche "giro" con un cucchiaio perchè altrimenti potrebbe formare grumi (ripetete l'operazione dopo un poco. Ci sono due modi sostanzialmente di preparare una pastasciutta: il più semplice consiste nello scolare la pasta a cottura ultimata e poi condirla nella pentola stessa o in una ciotola; potete fare di meglio utilizzando una padella (o, meglio, un wok: quel comodo padellone concavo ora giustamente tanto di moda) … dovete preparare il sugo nel wok, scolare la pasta un poco indietro di cottura salvando una parte dell’acqua di cottura, e terminare la cottura (se ci sono uova, un minuto per evitare che rassodi troppo, se con pomodoro e salse più liquide anche cinque minuti) a fuoco alto nel wok aggiungendo eventualmente un poco di acqua tenuta da parte: otterrete un amalgama migliore e più gustoso del sugo con la pasta! Evitate di servirla troppo “liquida” (è una pastasciutta) e … meglio al dente che stracotta! NB. nella cottura finale della pasta nel wok i tempi sono più lunghi … per esempio se gli spaghetti hanno un tempo di cottura di 8 minuti (cottura classica in acqua salata) non è che cuocendoli 7 minuti in acqua e poi uno nel wok ottenete la stessa cosa … potete (dovete) allungare la cottura nel wok a 2 o 3 minuti, anche più, aggiungendo comunque un poco di acqua di cottura oltre ai vari condimenti approntati nel wok!

Patate - sulla qualità delle patate ci sono molte scuole … chi sostiene quelle a buccia rossa, chi quelle con pasta gialla, chi bianca, di una località sui monti piuttosto che un’altra (ma abbiamo visto che non sempre questi criteri sono certi!) … oggi sono ottime quasi tutte, i supermercati propongono tipi differenziati per utilizzo, occorre trovare con prove successive quelle che preferite, ma soprattutto conservatele al buio e fuori frigo. Per fare gli gnocchi di patate o purea, oltre a trovare la qualità più opportuna, occorrono patate “vecchie” …  ma non “fruste”! Sceglietele comunque sempre belle sode, senza quel colore verdastro sotto la buccia (è tossico!). Per farle fritte occorrono invece patate nuove.

Pepe: salvo diverse indicazioni utilizziamo solo quello bianco (come ripiego il nero o il verde in alcune ricette specifiche ...mai gli altri colori!) sempre in grani da macinare al momento dell’uso.

Peperoncino - cercate di non ammazzare i vostri ospiti scegliendo quelle qualità esotiche e piccantissime … ma evitate anche quelli troppo deboli! tenetelo già tritato (potete sminuzzarlo in quei mixer elettrici) in contenitori facili da utilizzare senza toccarlo con le dita (perché se poi ci si tocca gli occhi brucia da matti!), se lo usate di rado: dopo un anno, anche prima, buttatelo (fa microscopiche ragnatele che lo “aggrumano”!).

Pesce al forno - cuoce in circa 12 minuti più due minuti per ogni etto di peso! Per semplicità noi non lo giriamo neppure a metà cottura … ma se supera il mezzo chilo è meglio farlo!

Pesce alla griglia - cuoce in circa 6 minuti più due minuti per ogni etto di peso, ma va sempre girato a metà cottura ovviamente!

Polpo - in pentola coperta (senza acqua solo con una cipolla sotto al centro) cuoce in 30’ + 3 minuti per ogni etto di peso (come minimo, per averlo ben "morbido" aumentate pure del 50%).

Riso - oggi vanno molto di moda i Basmati, Venere ed altre varietà esotiche ed i parboiled nostrani … da anni proviamo queste soluzioni ed alla fine abbiamo raggiunto una personale convinzione: i nostri “normali” Carnaroli, Arborio ed altri sono impareggiabili per gusto e qualità! Ricorriamo al Basmati solo come contorno rapido per il pesce al forno. Piuttosto segnaliamo che per il minestrone di verdura (ricetta superlativa da mangiare decisamente il giorno dopo la preparazione a temperatura non troppo calda e, in estate, meglio tiepido-freddo) la migliore soluzione ed anche la più sana è l’utilizzo del riso integrale che ha tempi di cottura più che doppi rispetto al normale (in verità se ne trova anche con tempi sui 15’/20’) e “tiene” bene la giornata di riposo in pentola! Per i risotti (nostrani!) il rapporto riso/brodo è circa 450 gr. di riso/1 litro di brodo. Per un risotto la dose per persona è di circa 100 gr. (due “pugni”). Tenete i risotti piuttosto liquidi (all’onda). Un detto ricorda che “il riso nasce nell’acqua e muore nel vino!” accompagnamolo dunque con un buon vino in tavola.

Risotti - Florindo, cuoco di livello mondiale negli anni ’50 in un ristorante di amici nella collina torinese, mi suggeriva per i risotti di fare un abbondante soffritto con cipolla tritata finissima (ero bambino, ma il suo risotto lo ricordo ancora!). La Lisa, mitica cuoca veneta della mia nonna Ida, faceva anche lei dei risotti fantastici e sosteneva che il “trucco” era un buon brodo di pollo (lei non usava i dadi …) e, alla fine, una dose “massiccia” di burro e parmigiano grattato ed una buona rimescolata a fuoco spento! Da parte nostra possiamo aggiungere che a fine cottura un poco di vino bianco secco fa sempre bene! Anche per il riso, come per la pasta, date una buona rimescolata appena lo buttate nella pentola e quando aggiungete brodo (in realtà c'è un sistema di cottura che prevede di fare il soffritto, poi buttare riso e brodo "giusti" , coprire e non toccare assolutamente più nulla fino a cottura ultimata ... funziona! L'abbiamo provato più volte, ma se sbagliate le dosi ... avrete fatto una sciocchezza! In tutti gli altri casi il risotto cuoce sempre scoperto!).

Sale: la "presa" (da non confondere con il “pizzico” che è un quantitativo minore! … se vogliamo: la presa si fa con tre dita ed il pizzico con due) è la cosa più vaga che ci sia, eppure dopo un po’ ci si abitua e la cosa funziona … ma il sale a volte sembra variare parecchio la sua capacità di salare! Comunque cercate sempre di usare sale iodato marino. Per i salini da mettere in tavola occorre procurarsi un sale speciale non igroscopico (il sale tende ad assorbire l’umidità dell’aria ed a compattarsi, nei salini invece deve scorrere bene: per questo fanno una qualità, più costosa, appositamente trattata che non assorbe l’umidità e resta ben sgranata).

Surgelati - tutti sanno che una volta scongelati non vanno più ricongelati … ma molte confezioni consentono di prelevare facilmente la dose necessaria (comodissimo!). Pochi sanno forse che le verdure congelate (industriali e di qualità!) sono più salutari di quelle fresche sia perché di solito sono surgelate appena raccolte e conservano meglio le vitamine che invece nella frutta e verdura fresca si “perdono” in gran parte nelle prime ore dal raccolto! Ed anche perché quelle fresche (se non trattate industrialmente con metodi di conservazione in atmosfera protetta in sacchetti sigillati) vengono irrorate con prodotti chimici conservanti (pur consentiti …). Ed infine “tanto di cappello” ai surgelati perché ci risparmiano un sacco di lavoro di pulizia (spinaci, cavoletti di Bruxelles …).

Tavola: come si apparecchia - solo alcuni appunti di base ... il piatto è al centro ... (ok!) Il bicchiere sopra a destra (se mettete due bicchieri per acqua e vino: quello per il vino è il più piccolo e va messo alla destra di quello per l'acqua, salvo se utilizzate bicchieri per vino a calice grossi ed ingombranti ... ). Il pane va sopra a sinistra. Il tovagliolo a destra del piatto e delle posate nel portatovagliolo (questo quando avete ospiti o parenti "stanziali" per diversi giorni ...) altrimenti sul piatto (pulito ...!). Le posate: a destra dall'interno verso l'esterno coltello (la lama va sempre posizionata verso l'interno: verso il piatto per intenderci!) e cucchiaio (con il "vuoto" in sù) ... a sinistra del piatto la forchetta con le remme (le punte!) in sù (ma altre "scuole" le vorrebbero in giù! ... non sono d'accordo: potrebbero rovinare antiche fragili tovaglie ricamate). Le posate da frutta e dolce vanno sopra (al di là ...) del piatto: coltellino più vicino al piatto con il manico verso destra, poi forchettina con il manico verso sinistra e cucchiaino con il manico verso destra, per il dolce, se previsto (il cucchiaino da caffè seguirà poi su un vassoio a parte con piattino e tazzina ... come al bar!).

Torte se hanno una copertura di pasta frolla o sfoglia e volete che da cotta rimanga bella lucida (assume un aspetto più invitante) basta spennellare sopra (magari anche solo con un dito!), prima di infornarle, del bianco d’uovo!

Vini ... altro argomento delicatissimo ed estesissimo! In linea di massima (ed è una pazzia ridurre l’argomento a tre righe!): bianchi secchi per piatti con il pesce e frutti di mare, rossi (anche giovani e non sofisticati!) per carni, formaggi e primi, vini dolci (rossi o bianchi) per i dolci appunto (!) e champagne brut (spumante secco è la denominazione nostrana!) per tutto! Prosecco per quasi tutto … A parte i rossi: tutti gli altri a temperatura di frigo.

Ed ora perdonatemi per quello che sto per dire ...

E' mia personale convinzione che il Barolo (forse il più nobile dei vini rossi italiani, ma tutto sommato il vitigno del Nebbiolo è quello che mi convince di meno come piacevolezza di gusto) sia stato la rovina nel secolo scorso del mercato del vino italiano concentrando su di sé le attenzioni commerciali ...! Solo ora riusciamo ad affrancare altri vini italiani apprezzabilissimi (come Merlot, Barbera e Sangiovese, solo per fare qualche esempio) per troppi anni considerati di ultima categoria! Nel frattempo i francesi avevano affermato con un intelligente "gioco di squadra" il "vino francese" (tutti!) a livello mondiale ...

... Avevo un cliente che, tra le altre attività, aveva un'azienda che produceva Barolo piuttosto commerciale ...  di "ultima categoria tra i Baroli" (parole sue!). Raccontava che una volta a New York cenò in un ristorante di altissimo prestigio e gli fu suggerito come il top dei Baroli proprio il suo vino e ad un prezzo di 12 volte superiore al costo al pubblico in Italia ... (tenevano solo quello!).


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